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Cloud si cloud no, ma quanto consuma in media un server in locale?

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Risparmio energetico con i sistemi Cloud

Malgrado le numerose iniziative volte a sensibilizzare l’utenza, quello del risparmio energetico è un tema che è diventato centrale solo nel momento in cui i prezzi delle bollette elettriche sono schizzati alle stelle.

Risparmiare energia elettrica permetterebbe di limitare sia i costi di gestione di tutte le attività, ludiche e lavorative, sia l’inquinamento atmosferico e il riscaldamento globale. Insomma: un po’ più denaro che ci resta in tasca e qualche certezza in più sul futuro.


Consumo medio di un server in locale

I motivi per cui non consideriamo nella dovuta maniera i rischi derivanti dallo spreco di energia sono svariati, ma il principale è il fatto che il problema si presenta in modo subdolo, dato che gli effetti dello spreco non si fanno sentire repentinamente ma gradualmente, quindi ad essi la gran parte delle persone si abitua senza percepirli.

Abbiamo svolto alcune analisi tecniche per valutare il consumo medio di un server in locale, vediamo insieme:

  • Come quantificare il consumo energetico nei nostri computer?
  • Un esempio pratico per verificare la potenza elettrica
  • Come misurare la potenza consumata da un server?
  • Come ottenere la misura dei watt (P) partendo dalla corrente?

Passiamo poi ad alcuni dettagli su:

  • Il concetto di consumo di energia
  • Quanto si spende effettivamente?
  • Quanto si può davvero risparmiare?

Come quantificare il consumo energetico dei nostri computer?

Ma come quantificare il consumo dei nostri computer, verificare di quale consumo possiamo fare a meno e quanto denaro ci resterebbe in tasca se imparassimo a risparmiare?

Proviamo a fare alcune considerazioni, con la premessa che la spiegazione che segue tralascia appositamente molti elementi di carattere teorico, affinché la cosa abbia un piglio più pratico che è quanto ci serve poi per fare i conti.

Le apparecchiature elettriche generalmente riportano una targhetta dove è indicata la potenza elettrica assorbita, espressa in watt o kW (migliaia di watt).

La potenza indicata su queste etichette NON è la potenza elettrica sistematicamente “usata” dall’apparecchio, ma indica la potenza massima che gli apparati possono consumare.

In altre parole, l’apparecchio può consumare fino alla potenza indicata.


Un esempio pratico

Per esempio, consideriamo il server in fotografia, sul retro del quale appare un’etichetta riportante la potenza di 460W; notate che in realtà, trattandosi di un’apparecchiatura funzionante in corrente alternata e dotata di un alimentatore switching, a stretto rigore avrebbe dovuto essere indicato 460VA.

Questo in quanto il watt è l’unità di misura della potenza reale e comunque si usa in corrente continua, mentre in alternata la potenza viene espressa in VA (volt-ampere) in quanto trattasi di potenza apparente.

L’immagine mostra un Rack con 2 server e una PDU con indicatore di Ampere che specifica il consumo.

Tornando ai 460VA, per arrivare ad assorbirli tutti, il server dovrebbe avere tutti gli slot delle CPU occupati, tutti i banchi di RAM occupati, tutti i dischi in funzione e tutte le ventole di raffreddamento che girano.

Etichetta WATT server

In questa immagine si può osservare in bella vista, apposta su uno degli alimentatori di uno solo dei due server, l’etichetta WATT che indica 460W, cioè 460 Watt


Come misurare la potenza consumata da un server?

Per avere un’indicazione effettiva della potenza consumata da un utilizzatore e quindi da un server, si possono utilizzare quegli apparati chiamati “power-meter”.

Più semplicemente si può scegliere di impiegare un amperometro a pinza applicato ai cavi della rete di alimentazione a 220 volt.

Un misuratore di potenza fornisce direttamente l’assorbimento in watt o kW, mentre l’amperometro indica gli ampere, ovvero la corrente istantaneamente assorbita.


Come ottenere la misura dei watt (P) partendo dalla corrente?

Per ottenere i watt (P) partendo dalla corrente, basta applicare la seguente formula:

P = V x I

dove “V” è la tensione di rete (tipicamente 220 V, ma è meglio misurarla con un multimetro perché sovente è 230 V) ed “I” la corrente misurata con l’amperometro.

Prendiamo dunque in considerazione il nostro server e immaginiamo di misurare una corrente di 1,9 A mentre funziona collegato alla rete elettrica che fornisce 220 volt.

Rack PDU

Nell’immagine vediamo un power meter che è in grado di indicare gli ampere totali di tutti i carichi collegati.

Con questa specifica PDU è anche possibile spegnere e accendere ciò che vi è collegato


Il concetto di CONSUMO DI ENERGIA

Il concetto di consumo di energia corrisponde alla potenza assorbita moltiplicata per il tempo in cui viene assorbita. Il consumo di energia si esprime in wh (watt/ora) o kWh (chilowatt/ora=1.000 watt/ora).

In pratica 1 kWh significa che impegniamo 1.000 Watt per 1 ora (quindi usiamo 1 kW di potenza in 1 ora).

Considerando il nostro esempio pratico il nostro Rack stà consumando 1,9 Ampere che moltiplicato per la tensione elettrica, cioè 220V fa 418Watt
Se consideriamo di tenere acceso il rack per 1 ora, consumeremo 418Wh, cioè 0,418kWh.


QUANTO SI SPENDE?

In un ufficio generalmente i server rimangono accesi 24 ore al giorno, quindi se moltiplichiamo 0,418kW x 24 ore otteniamo poco più di 10kWh di consumo di energia elettrica.

Considerando le tariffe comprensive di spese varie vediamo che 1 kWh costa circa 0,45 Euro, quindi per 10kWh che consumiamo in 24 ore (1 giorno) spendiamo 0,22 x 10 = 4,5 euro/giorno

in 1 anno spendiamo circa 2,2 euro x 365 = 1642,50 euro. E le stime sono in continua crescita!

In una classica configurazione di due rack server uguali, e sistema SAN la spesa annua in corrente si aggira sui 3500 euro, calcolati per difetto.

Teniamo conto che non stiamo considerando computer, monitor, laptop, telefoni IP, stampanti, scanner, carica batterie, luci, frigo, scaldabagno, condizionatore e molti altri apparati.


QUANTO SI PUÒ DAVVERO RISPARMIARE?

Con la nostra soluzione Full Cloud il risparmio potrebbe essere prossimo al 100%, quindi all’anno circa 1.600 euro per un singolo server o più probabilmente circa 3.500 euro qualora ci fossero due server, una SAN, qualche switch ecc.

Moltiplicato per la vita media di un paio di server pari a 6 anni il risparmio sarebbe, udite, udite, a quasi € 20.000.

Sono decine di migliaia di euro di risparmio! OGNI ANNO!

Pensi ne possa valerne la pena?

Oltretutto, cosa che nessuno calcola mai sono le sanzioni che si rischiano se lo stoccaggio dei server non segue precisamente i protocolli stabiliti dal GDPR.

Si può arrivare fino al 4% del fatturato.
Del FATTURATO, non dell’utile.

Di quali altri motivi hai bisogno? Chiamaci per saperne di più!

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