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Ansia da prestazione e Informatica Avanzata

sheldon ansia da prestazione

Indice dell'articolo

L’informatica avanzata ti ruberà il lavoro e questo ti causa ansia da prestazione?
Se parliamo della tua attuale mansione così com’è, è praticamente certo che succederà.
La domanda non è SE lo farà, ma QUANDO.
E la risposta, purtroppo per te, è presto.

Ansia da prestazione?

ansia da prestazione - sheldon the big bang theory
Respira, respira… (The Big Bang Theory© – 2007/2019)

Il peggio deve ancora venire: cerchiamo di capire perché e come accadrà.

La prima ragione è che una macchina (o un software) ha un’efficienza impareggiabile.
Non necessita di ferie, non prende permessi per malattia, non commette errori nel data entry e non litiga coi colleghi. E costa anche di meno all’Azienda.
Oltre al fatto che non ha malizia: quindi non ruba, non boicotta, non intralcia il lavoro (si spera neanche tu, ma se dobbiamo dire le cose, dobbiamo dirle tutte).

La seconda è che il mercato, sempre più veloce e competitivo, richiede performance sempre più alte.
Fermarsi non è contemplato. Non intercettare i cambiamenti non è contemplato. Non adattarsi non è contemplato. I sistemi informatici sono veloci e adattivi. Tu lo sei?

La terza è che una certa superiorità è oggettiva: sotto certi aspetti siamo creature limitate e non sarebbe la prima volta che un’innovazione tecnologica mette “fuori mercato” intere fette della popolazione.
E’ capitato con la meccanizzazione del lavoro, capiterà con l’informatizzazione.

Decisamente tre ottime ragioni per farsi venire una certa ansia da prestazione…

Prima di iniziare ad andare in giro urlando paventando la fine dei tempi da buoni millenaristi fuori tempo (o millennials?), dobbiamo anche valutare le cose da un altri punti di vista.

Guardiamo la cosa più da vicino

ansia da prestazione - bender futurama
Se imparano tutto da noi, possiamo stare tranquilli.
O è meglio di no? (Futurama© – 1999/2013)

Analizziamo le due principali tecnologie emergenti (ed emerse).

Le RPA (Robotic Process Automation) sono l’equivalente digitale dei robot meccanici nei reparti industriali. Sono, in soldoni, software che eseguono passivamente gli ordini con cui sono stati programmati. Funzioni a medio/basso impatto, come prendere i dati da una sorgente e inserirli da un’alra parte. Non fanno nulla più di questo e lo fanno benissimo.
La meccanizzazione industriale ha fatto perdere posti di lavoro? NO: da un lato le Aziende, per produrre la stessa quantità di prodotto hanno bisogno di meno operai, ma possono produrre di più con la stessa quantità di addetti. Non meno lavoratori, ma più produzione.

Le AI fanno, sulla carta, decisamente più paura.
Sono in grado di appredere ad una velocità impensabile per un essere mano e “rispondono” autonomamente rispetto “agli input” che ricevono.
Però c’è un enorme però.
Hai notato che non ho mai usato il termine “pensare”? Le AI non pensano.
Bisogna sfatare questa convinzione: la capacità di pensare è propria dell’essere umano (qui un articolo di approfondimento). Un’AI, per quanto abbia in sè una quantità di nozioni (nozioni, non pensieri) e la capacità di metterle insieme in modo dinamico, manca della capacità di astrazione, che è l’elemento fondante del pensiero umano.
L’astrazione è l’abilità che ci ha permesso di dipingere la Cappella Sistina, scoprire la Penicillina e andare sulla Luna.
Oltre al fatto che le AI non sono immuni dai bias cognitivi, perché gli vengono trasmessi durante il processo di apprendimento (qui un articolo) ed è una grossa questione aperta che le rende, de facto, inutilizzabili in scenari senza supervisione.
Ultimo ma non meno importante, le AI non provano sentimenti, quindi mancano di empatia.
Sapete a chi altro manca l’empatia? Agli psicopatici. Ho detto tutto.

Nuovi orizzonti: facciamo scendere l’ansia da prestazione

L’anaffettività informatica” è la ragione per cui non si sostituiranno a noi. Le cosidette “soft skills” saranno il vero valore del lavoratore del futuro (prossimo, presente). Il punto quindi, non è combattere una battaglia persa, che significa sfidare queste tecnologie nel loro stesso campo, ma utilizzare le nostre capacità peculiari per usare queste tecnologie a nostro vantaggio.

L’informatica è come un cavallo: dobbiamo prendere le redini e farla andare dove vogliamo.
Da sola non va da nessuna parte.

Una riflessione in conclusione

La meccanizzazione del lavoro industriale ha rivoluzionato il mondo, ma questo non ha causato disoccupazione di massa.

Non solo. I processi di automazione industriale hanno creato un intero nuovo settore: il terziario.

La digitalizzazione dei processi aprirà nuovi scenari lavorativi: se nel tempo la forza lavoro è passata dal lavoro “in fabbrica” (manuale) al “lavoro in ufficio” (intellettuale, matematico), la prossima frontiera sarà il “lavoro emotivo” (intellettuale, creativo, empatico)?

Siamo all’alba del “settore quaternario”, in cui competenze informatiche/tecniche/teoriche dovranno andare insieme a capacità squisitamente nostre come l’astrazione e l’umanità, che saranno il nostro valore aggiunto?

In ogni caso, non subire l’innovazione: sfruttala.


Elena Iseni
Mkt&Comm Nubys


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